La soluzione ignorata: associazioni di giovani musulmani

Par lundi 13 janvier 2020 3997

Care lettrici, cari lettori, ben tornati!

Oggi vorrei raccontarvi di un fenomeno molto particolare, molto interessante, eppure poco conosciuto: l’associazionismo giovanile islamico.

No, non si tratta di piccoli campi reclutamento dedicati ai giovani :P

La forza delle seconde generazioni

Come ben sapete, la comunità islamica ha tanti problemi, interni (divisioni, instabilità, ecce cc) ed esterni (integrazione, convivenza, ecc). Problemi che tutti quanti, musulmani e non, vorremmo vedere risolti. Per i problemi interni, non sono così bravo da avere delle soluzioni su misura, però c’è qualcosa da dire su tutti quei problemi che riguardano l’interazione tra il mondo “musulmano” ed il mondo “occidentale”.

Di fatto, l’islam è una religione, mentre quando si parla di occidente, si parla di cultura. Quindi non ci dovrebbero essere problemi. Solo che i “musulmani” che vengono dal di fuori del nostro paese, tipicamente portano con sé un bagaglio misto di cultura e religione che spesso porta molta confusione.

Le seconde e le terze generazioni, con tutte quelle che seguono, lentamente capovolgono la situazione, riuscendo a mediare meglio tra culture diverse, essendo loro stessi cresciuti con un bagaglio di più culture nella loro stessa casa.

Spesso, questi giovani si impegnano anche in attività di diverso genere tramite associazioni. In Svizzera ci sono associazioni di studenti musulmani in tutte le principali università, così come ci sono associazioni nelle più grandi città, ed a volte anche associazioni che cercano di essere presenti in interi cantoni.

Di cosa si tratta? Allenamento? Uso delle armi? Certo che no. Stiamo parlando di giovani che si riuniscono soprattutto a scopo sociale, i quali spesso organizzano eventi aperti a tutti per approfondire determinati temi legati sia al mondo religioso islamico che alla quotidianità di tutti i giorni. Ad esempio, ricordo un evento organizzato dagli studenti musulmani di Zurigo, interamente dedicato all’etica (anche dal punto di vista islamico) dietro al mondo dell’intelligenza artificiale, o un altro evento, organizzato dagli studenti di Berna, che parlava di come si fosse diffuso l’islam in Albania (per sfatare il mito comune che l’islam si sia diffuso con la spada).

In varie zone della Svizzera, durante il mese lunare di Ramadan, vi sono alcune delle associazioni di giovani musulmani che organizzano degli “iftar” (La cena che segna la conclusione della giornata di digiuno) in compagnia di membri delle istituzioni e di… un po’ chiunque! Il fatto di vivere questo momento di condivisione tutti quanti assieme, è davvero toccante, soprattutto se visto in prima persona.

C’è sempre un però

C’è però un problema: spesso le moschee, soprattutto per una questione culturale, non apprezzano che i giovani prendano così tanta indipendenza e libertà d’azione, e spesso non li aiutano minimante in queste imprese, e anzi, cercano di starne il più lontano possibile.

Allo stesso modo, le istituzioni (comune, cantone, ecc) tendono (a seconda del luogo) ad ignorare l’associazione per i motivi più svariati, tipicamente islamofobia e razzismo.
A titolo di esempio, in Ticino, è successo che l’associazione dei giovani chiedesse il supporto del comune di Lugano nell’organizzare un evento, senza però ricevere nemmeno una risposta dopo tanti mesi.

I giovani, quindi, seppur armati di tanta buona intenzione, si ritrovano spesso da soli e senza supporto.
Questo è sia strano, visto quanto essi possano contribuire ad una Svizzera migliore, sia pericoloso, considerando che i più giovani, ancora teste calde, sono allo stesso tempo anche quelli che più rischiano di acquisire posizioni estremiste, se manipolate da persone abili.

Cosa ci stiamo perdendo?

Io credo che sia importante valutare cosa ci stiamo impedendo rifiutando di aiutare e seguire nella loro crescita queste associazioni:

  • Un arricchimento delle attività presenti nelle proprie località, in termini culturali, sociali, ludici
  • Una maggior sicurezza, siccome i giovani musulmani conoscono le reciproche posizioni, facilitando l’identificazione di anomalie nel modo di pensare dei ragazzi
  • Un ponte che possa chiarire più facilmente i dubbi dei non musulmani
  • Un gruppo che possa portare avanti con forza il fatto che l’islam non è una cultura, e che quindi non ci debbano essere muri basati sull’idea di avere culture che si scontrano

E merita la pena vedere cosa si perde la moschea:

  • Un gruppo che può partecipare nel dialogo istituzionale in maniera potenzialmente più efficace e più chiara, avendo meno differenze culturali
  • Una maggior vicinanza dei giovani alla moschea, permettendo un ricambio generazionale
  • Una miglior diversificazione delle attività e degli eventi proposti

Insomma, non vedo una singola ragione per cui abbia senso dire che ci sia qualcosa di negativo in tutto ciò.

Tipicamente, la situazione assurda è che spesso le moschee vedono queste associazioni come “vettori di allontanamento dalla moschea” laddove al contrario le istituzioni vedono queste associazioni come “vettori di proselitismo” nel caso migliore.

L’importanza dei giovani nella lotta al radicalismo

In Svizzera le associazioni sono ancora instabili e nate da poco, mentre nei paesi vicini ci sono esempi più maturi e concreti, che mostrano a pieno regime le possibilità che possono nascere da questi giovani.

In particolare, negli ultimi tempi si vede sempre più presente un impegno specifico nel combattere ogni forma di estremismo e di violenza, che parte dai giovani e che si rivolge soprattutto ai giovani. Nel GMI (Giovani Musulmani D’Italia), a volte si organizzano incontri aperti a tutti per ricordare ai giovani perché è importante rimanere aperti al dialogo, e cosa dice l’islam su tali temi.

Di recente, a Firenze, questa associazione ha addirittura trattato il tema in una delle scuole locali, mostrando anche l’importanza che questi gruppi hanno nel comunicare con tutti gli enti non musulmani.

A Monza, invece, è stata fatta una mostra avente come tema l’integrazione e la convivenza, dove si sono esibiti vari artisti da tutta Italia. Questo è stato possibile anche grazie alla cooperazione tra il comune e l’associazione dei giovani musulmani.

Siccome in Svizzera siamo ancora all’inizio di questo processo di integrazione, ed abbiamo ancora tante persone appartenenti alla prima generazione nel nostro territorio, è importante prendere esempio e spunto dalle associazioni (giovanili e non) vicino a noi e da come lo stato si rapporta con esse.

Questo potrà permetterci di sfruttare nella maniera più veloce ed efficace possibile tutti i benefici che si hanno da una buona gestione di queste associazioni, assicurandoci una Svizzera più accogliente e sicura.

Questa, alla fine è un’opinione personale. Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

Grazie per la lettura!

 

Dignaz

Dignaz,
Piacere di conoscervi! Mi piace giocare a carte scoperte: sono di origini italiane, il mio sangue è un misto di nord e sud, sono un ingegnere informatico, studio intelligenza artificiale, e sono musulmano! Mi piace un sacco cucinare, stare nella natura, e tutta la narrattiva, soprattutto distopica, come i nostri quotidiani. 
Pur lavorando come informatico, partecipo a varie associazioni di carattere religioso, interculturale e sociale. Una strana combinazione forse, ma non così tanto se penso che il mio cioccolato preferito è quello salato.

Se potessi fare pubblicità a qualche personaggio contemporaneo, uno dei primi nomi che mi passa in testa è Norman Finkelstein, un autore, politico e scienziato americano.

C'è una parola che non sopporto usare e sentire: "odio". Ha molto peso, e la uso solo in casi estremi. 

Ci sono tante cose che vorrei imparare, e spero che questo progetto possa portarmi nuove conoscenze e confronti. Conto anche su di voi e sui vostri commenti!

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