E se fossimo tutti musulmani?

Par vendredi 8 mars 2019 2411

Questo settembre ho iniziato il mio Master in Studi Interreligiosi e in Islam e Società alle Università di Berna e Friburgo. Ho così la possibilità di acquisire delle conoscenze più approfondite sull’islam, mondo in cui più mi addentro, più aumenta il mio interesse per le molte sfaccettature e la complessità che lo caratterizzano. Nelle ultime settimane ho frequentato un corso di esegesi, dove abbiamo analizzato le varie rappresentazioni dell’altro in rapporto all’identità musulmana all’interno del Corano. Ci siamo concentrati in particolare sulla cosiddetta “Gente del Libro” (ahl al-kitāb), termine con cui sono designati gli ebrei e i cristiani dell’epoca. La relazione riportata dal Corano tra i compagni di Maometto e la “Gente del Libro” è alquanto interessante: da una parte vi è il riconoscimento della sacralità delle scritture rivelate a ebrei e cristiani, quali la Torah e i Vangeli, d’altra parte vi è un continuo appello all’importanza di essere puri credenti (ḥanīf 
, musulmani), e cioè di non avere nessun altro Dio all’infuori di Allah. In quest’ultima accentuazione si cela certamente una differenza teologica fondamentale tra cristiani e musulmani, che risiede nella diversa concezione del proprio Dio. Da parte musulmana, infatti, la dottrina della Trinità non è concepibile, poiché comprometterebbe l’unicità di Allah. Questa chiara divergenza è già presente nel Corano, il quale, però, cerca altresì di trovare un terreno comune tra la “Gente del Libro” e la comunità di Maometto, come mostra il seguente versetto:

“Di': ‘O gente della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: [e cioè] che non adoreremo altri che Allah, senza nulla associarGli, e che non prenderemo alcuni di noi come signori all'infuori di Allah”. Se poi volgono le spalle, allora dite: ‘Testimoniate che noi siamo musulmani’” (Sura 3:64).

Allah è quindi l’unico Dio, al Quale nulla può essere associato. Questa Sura non documenta solamente delle divergenze teologiche; essa si presenta come molto rilevante da un punto di vista di dialogo interreligioso. Soffermiamoci sull’ultima frase “Testimoniate che noi siamo musulmani”. Che cosa significa essere musulmani? Il termine musulmano, muslim, designa l’atto di arrendersi completamente a Dio, di essere devoto a Lui solo. Partendo da questo significato profondo, appare chiaro come la strada del dialogo tra adepti delle diverse religioni si apra interamente a una nuova prospettiva comune. Ogni persona può essere considerata musulmana.

Questa interessante interpretazione è descritta molto bene da Öszoy (2007). Secondo l’autore, se si considera l’aggettivo “islamico” o “musulmano” nel suo significato di profonda devozione a Dio, non solo si può parlare di un cristianesimo o di un ebraismo “islamici” o “musulmani”, ma si può anche presupporre l’esistenza di alcuni tipi di “islam non musulmani”, vale a dire non completamente fedeli ad Allah e ai suoi insegnamenti. Se si mostra una fede pura verso Dio, ecco allora che ogni fedele, indipendentemente dal suo credo, può essere considerato musulmano, in questa particolare accezione di completa devozione a Dio, ad Allah. Basandosi su una tale prospettiva innovativa di unità, viene a mio parere favorita un’apertura veritiera verso l’altro e viene posta una solida base per un dialogo comune tra uomini e donne di differenti religioni, volto a favorire una convivenza rispettosa e pacifica all’interno di ogni società.

Vorrei concludere con la citazione di un altro versetto del Corano, il quale trasmette un messaggio immediato, anch’esso fondamentale in una prospettiva di dialogo interreligioso.

E su di te abbiamo fatto scendere il Libro con la Verità, a conferma della Scrittura che era scesa in precedenza e lo abbiamo preservato da ogni alterazione. Giudica tra loro secondo quello che Allah ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni allontanandoti dalla verità che ti è giunta. Ad ognuno di voi abbiamo assegnato una via e un percorso. Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi. (Sura 5:48)

Il giudizio non è facoltà degli esseri umani; esso spetta unicamente ad Allah. Come esseri umani ci rimane quindi la possibilità di impegnarci per il bene collettivo. All’interno di questo cammino comune, le religioni possono ricoprire un ruolo decisivo come fattori di coesione sociale, volti a favorire la comprensione e il rispetto reciproco. Non vi è bisogno, e non sarebbe nemmeno giusto voler rimuovere le differenze tra le varie credenze; fondamentale è invece la volontà di conoscersi reciprocamente e di trovare un punto di partenza che accomuni persone di differente appartenenza religiosa. Un esempio l’ho appena proposto in questo post: il fatto che, anche all’interno di altre religioni, possiamo riconoscere un nostro fratello musulmano o una nostra sorella musulmana, una persona che segue dei principi universali con la nostra stessa devozione e sincerità.

 

Fonti

Özsoy, Ömer (2007): „Leute der Schrift“ oder Ungläubige? Ausgrenzungen gegenüber Christen im Koran. In: Schmid, Hansjörg/Renz, Andreas/Sperber, Jutta/Terzi, Duran (2007): Identität durch Differenz? Wechselseitige Abgrenzungen in Islam und Christentum. Regensburg: Pustet. 107–118.

<http://tanzil.net/#trans/it.piccardo/5:48>, [consultazione 28.11.2018].

 

T.

Sono T., una ragazza ventitreenne ticinese fortemente interessata alle questioni culturali e religiose con cui anche la società svizzera si vede sempre più confrontata. Tra le varie parole che non posso sopportare, il vocabolo "razza" è sicuramente quello che mi tocca di più. Purtroppo, idee di superiorità di ogni tipo, sono ancora presenti tutt’oggi. Per questo motivo ritengo di fondamentale importanza partecipare a progetti che favoriscano la convivenza reciproca e la crescita condivisa tra persone di differenti religioni, etnie e gruppi in una società multiculturale. 

Sono sempre più interessata alle tematiche della migrazione, dell'interculturalità e dell’interreligiosità. Come blogger nel progetto PositivIslam vorrei dare il mio contributo personale e continuo, paragonabile metaforicamente al corso di un ruscello. Direi che il rumore dell’acqua di un fiume mi rappresenti, poiché esso continua a farsi sentire, anche se non sempre lo si nota con la medesima intensità.

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